28 dicembre 1908 a Messina la terra trema, in 80mila a perdere la vita
Il 28 dicembre 1908, alle 5 e 20 minuti e 38 secondi del mattino, la città di Messina fu scossa da un terremoto di rilevanza storica. Questo evento tellurico, classificato come un devastante 10° grado sulla scala Mercalli, fu accompagnato da un maremoto altrettanto distruttivo.
La popolazione, in gran parte ancora addormentata, si trovò improvvisamente immersa nel caos. Già nel 1783, un sisma aveva colpito la città, ma nulla poteva preparare la gente per la devastazione che si abbatté su di loro quel tragico giorno.
Le conseguenze furono terribili. Circa 80.000 abitanti persero la vita, su una popolazione totale di circa 130.000 persone. Il 90 per cento degli edifici crollò, riducendo la città a un ammasso di macerie. Le linee di comunicazione stradali, ferroviarie, telegrafiche e telefoniche furono interrotte, e l’illuminazione scomparve nelle strade e nelle case in una vasta area che comprendeva Messina, Reggio Calabria, Villa San Giovanni e Palmi.
Sotto una nube di polvere e fumo, con una pioggia torrenziale, i superstiti cercarono disperatamente di sopravvivere. Alcuni si diressero verso il mare, mentre altri rimasero vicino alle case distrutte, sperando di trovare parenti sepolti sotto le macerie. Ma la tragedia non finì qui. Dopo le scosse telluriche, tre enormi onde, alte 10/12 metri, si abbatterono sulla città già devastata, mietendo ulteriori vittime.
Il mare inghiottì tutto, comprese barche ormeggiate in porto, e molte navi subirono gravi danni. Alle 9,30 il prefetto Ferri di Catania inviò un telegramma al ministero dell’Interno, ma le informazioni erano ancora frammentarie.
Fortunatamente, la presenza della 1° Squadriglia torpediniere della Regia Marina a Messina fu un fattore determinante per i soccorsi. I marinai e gli uomini dell’incrociatore “Piemonte” e della torpediniera “Saffo” furono tra i primi a prestare aiuto.
Grazie all’impegno di questi coraggiosi soccorritori, oltre 400 superstiti furono trasportati via mare a Milazzo. Nel frattempo, l’incrociatore “Piemonte” riuscì a inviare un messaggio a Roma, segnalando la gravità della situazione. Era il 28 dicembre 1908, alle 17.
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