Confintesa Sanità critica le divisioni sul contratto nazionale
Oggi, 20 febbraio 2025, presso l’ARAN, i sindacati più rappresentativi del Comparto Sanità sono chiamati a decidere sull’eventuale firma del rinnovo contrattuale, dopo il mancato accordo del 14 gennaio scorso, quando CGIL, UIL e Nursind avevano scelto di non sottoscrivere l’intesa.
Le ragioni del rifiuto risiedono principalmente nelle questioni retributive e organizzative. Gli aumenti proposti, pari a circa il 6% lordo mensile, risultano insufficienti rispetto a un’inflazione che si avvicina al 17% netto. Inoltre, vi sono riserve sull’introduzione della figura dell’assistente infermiere, rispetto alla quale anche Confintesa Sanità ha espresso perplessità. La mancata firma di gennaio ha dato origine a uno scontro tra le diverse sigle sindacali, con reciproche accuse, mentre il personale della sanità pubblica è rimasto in attesa di un aumento lordo di circa 170 euro al mese e della successiva apertura delle trattative per un ulteriore incremento di 185 euro.
“Le vere vittime di questa situazione sono i lavoratori della sanità pubblica” dichiarano in una nota congiunta Giuseppe Amato, Segretario Nazionale di Confintesa Sanità, e il Vicesegretario Nazionale Antonio Minadeo. Secondo i due esponenti sindacali, alcune Regioni avrebbero ostacolato il pagamento degli arretrati ai dipendenti dei Pronto Soccorso, vincolandolo alla firma del rinnovo contrattuale.
“Ci auguriamo – proseguono Amato e Minadeo – che il fronte del NO torni sui suoi passi, considerando il reale interesse dei lavoratori, i quali non sono stati consultati prima della decisione di non firmare.”
I vertici di Confintesa Sanità denunciano inoltre il ruolo assunto da CISL e Nursind nella vicenda, accusandoli di aver favorito un’ingerenza regionale volta a bloccare gli arretrati. “Questo atteggiamento – concludono – rappresenta un pericoloso tentativo di condizionamento della libertà sindacale.”
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