Epidemia nascosta: uno studente su cinque soffre di disturbi alimentari
Un recente sondaggio condotto nelle scuole ha rivelato che una parte significativa degli studenti, precisamente uno su cinque, soffre di disturbi alimentari. Questo dato, emerso da un campione di 1.470 giovani intervistati, ha sollevato preoccupazioni tra gli esperti, che vedono in esso un campanello d’allarme per la salute dei giovani. Secondo il professor Salvatore Gullo dell’Università degli Studi di Palermo, “il 10% dei partecipanti ha ottenuto punteggi tipici dei soggetti affetti da disturbi alimentari, superando le aspettative degli studiosi e contribuendo a definire il problema come una vera e propria epidemia nascosta”.
La ricerca, condotta in collaborazione tra l’Ordine degli psicologi della Regione Siciliana, l’Università di Palermo e il Consiglio nazionale delle ricerche, ha coinvolto numerose scuole secondarie nella regione. I dati emersi sono stati presentati durante un convegno organizzato dall’Ordine degli psicologi in occasione della Giornata del fiocco lilla, dedicata alla sensibilizzazione sui disturbi alimentari.
Oltre agli aspetti puramente statistici, la ricerca ha considerato vari fattori correlati ai disturbi alimentari, tra cui l’utilizzo dei social media e il fenomeno del bullismo. “Circa il 40% dei giovani intervistati ha presentato un Indice di Massa Corporea al di sotto o al di sopra della soglia del normopeso, con il 10% in condizioni di sottopeso preoccupante,” ha aggiunto il professor Gullo.
La psicologa Rosalba Contentezza ha sottolineato l’importanza di un approccio integrato per affrontare il problema, sia a livello sanitario che sociale. Secondo Contentezza, investire in prevenzione può non solo migliorare la salute dei giovani, ma anche ridurre i costi legati alla cura delle patologie correlate ai disturbi alimentari.
La presidente dell’Ordine degli psicologi della Regione Siciliana, Gaetana D’Agostino, ha evidenziato l’urgenza di intervenire tempestivamente per contrastare l’aumento dei disturbi alimentari, che coinvolgono sempre più spesso anche bambini e preadolescenti.
I dati raccolti dalla ricerca forniscono uno sguardo completo sul fenomeno, contribuendo a una migliore comprensione e gestione di questa problematica sempre più diffusa tra i giovani.
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