Malasanità: impotente a 30anni, 5 medici condannati
Una sentenza di primo grado emessa dal tribunale monocratico ha condannato cinque medici a sei mesi di pena per lesioni colpose gravissime nel caso di un paziente, identificato con le iniziali C. T. Il paziente si è ritrovato con gravi difficoltà motorie e incontinenza dopo un intervento chirurgico eseguito in ritardo.
Il caso ha avuto inizio nel 2015, quando C. T. ha avvertito un forte dolore alla schiena e alle gambe. Dopo un ricovero e una Tac d’urgenza, il neurochirurgo Daniele Franceschini ha consigliato una risonanza magnetica lombosacrale, ma l’esame non è stato eseguito in tempo. In seguito, il paziente è stato dimesso senza aver fatto la risonanza.
La sentenza ha condannato Natale Francaviglia, direttore dell’unità di Neurochirurgia del Civico di Palermo, e altri quattro medici coinvolti nel caso. La pena è stata sospesa per tutti tranne che per Francaviglia, che dovrà versare una provvisionale di 300 mila euro alla vittima. I danni subiti da C. T. saranno quantificati in sede civile.
Il consulente della Procura ha sottolineato che una risonanza avrebbe rivelato un’ernia molto più grande e che l’intervento chirurgico, se eseguito entro 12-24 ore dalla diagnosi della sindrome della cauda, avrebbe avuto maggiori possibilità di successo. Tuttavia, C. T. è stato operato solo dopo 20 giorni, lasciandolo con gravi conseguenze permanenti.
Questa vicenda ha evidenziato non solo l’importanza della tempestività nell’assistenza medica, ma anche i conflitti interni nell’ospedale. La dottoressa che aveva insistito per il ricovero del paziente è stata oggetto di contestazioni da parte di Francaviglia.
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