Politica e Sanità nell’Asp di Messina: inchiesta sotto i riflettori
Nell’inchiesta sull’Asp di Messina, le parole della giudice Ornella Pastore sono illuminanti. Descrive l’Asp come una terra senza padrone, dove le segnalazioni selvagge fanno da legge. Ma il punto chiave è la questione dei “pizzini”, messaggi politici inviati all’ex direttore sanitario, ora commissario straordinario, Bernardo Alagna.
La richiesta di misure interdittive nei confronti di Alagna è stata respinta, poiché la corruzione per le pressioni politiche da parte di Tommaso Calderone non è stata provata. La giudice Pastore non ritiene che la nomina di Alagna come direttore sanitario fosse indebita, mancando prove delle pressioni di Calderone.
Ma questa è solo la prima fase. La Procura ha presentato un appello, che verrà esaminato dai giudici del Riesame e, presumibilmente, dalla Cassazione. Nel frattempo, emergono dettagli dell’indagine della Guardia di Finanza sull’Asp, che coinvolge tredici indagati, inclusi i quattro medici assunti per l’emergenza Covid.
Tra i nomi coinvolti figurano l’ex direttore generale dell’Asp, Paolo La Paglia, il parlamentare Tommaso Calderone, il suo segretario Alessio Arlotta, l’infermiere Felice Giunta e il dipendente di Medimed, Alessandro Amatori. Le indagini riguardano la gestione ospedaliera tra l’Asp e il plesso di Barcellona.
L’inchiesta si estende anche all’abuso d’ufficio, coinvolgendo l’ex sindaco Renato Accorinti, l’ex direttore generale dell’Asp Gaetano Sirna e il direttore pro-tempore dell’Istituto Don Orione, Marco Grossholz. Sospetta la Procura che nel 2018 abbiano sottoscritto un accordo senza il parere della Regione Siciliana, impegnando l’Asp e il Comune in un progetto di assistenza per anziani e disabili, senza accreditazione, che avrebbe fruttato ingiusti profitti per il Don Orione.
L’inchiesta è appena iniziata, e il destino degli indagati è incerto, ma il sottile confine tra politica e sanità continua a essere al centro dell’attenzione.
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