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Studi segnali Alzheimer, fino a 18 anni prima della diagnosi

Medico

di Maria Cristina Miragliotta – Un recente studio scientifico ha illuminato la progressione preclinica dell’Alzheimer, rivelando segnali predittivi fino a 18 anni prima della diagnosi. La ricerca, condotta su un arco temporale di due decenni, ha individuato una sequenza temporale precisa di eventi biologici che precedono i sintomi clinici.

Secondo quanto riportato sul The New England Journal of Medicine, la malattia inizia a manifestarsi con segnali biochimici nel liquido cerebrospinale. In particolare, si osserva un accumulo precoce della proteina beta-amiloide fino a 18 anni prima della diagnosi, seguito da alterazioni nella proteina tau fosfolidata 11 anni prima. Successivamente, si evidenzia un danno neuronale e un’atrofia dell’ippocampo, preludiando un declino cognitivo significativo 6 anni prima della diagnosi.

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Inoltre, i pazienti affetti da Alzheimer presentano una maggiore incidenza della variante e4 del gene apoe4, associata a un rischio aumentato di sviluppare la malattia. Comprendere il ruolo della genetica è cruciale per lo sviluppo di strategie preventive e terapie mirate.

Questo studio fornisce fondamentali informazioni per la diagnosi precoce e lo sviluppo di terapie più efficaci. Tuttavia, nonostante gli sforzi nella ricerca di farmaci, attualmente non esiste una cura definitiva per l’Alzheimer. Gli esperti ritengono che la somministrazione tardiva dei farmaci possa limitarne l’efficacia, poiché la malattia ha già causato danni cerebrali irreversibili.

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