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Tecnologia robotica, la rivoluzione dei fitofarmaci nella cura prostatica

Ludovico Leonardi Pecoraro - Robotica e farmaci di estrazione vegetale.

L’iperplasia prostatica benigna (IPB), una condizione che colpisce fino all’80% degli uomini ultrasettantenni, può manifestarsi già tra i 35 e i 40 anni, incidendo significativamente sulla qualità di vita. Tradizionalmente, le terapie per le disfunzioni erettili si sono focalizzate sull’uso intensivo di farmaci chimici con rischi di effetti collaterali. Tuttavia, oggi si registrano significativi cambiamenti nelle strategie terapeutiche, con un’attenzione crescente verso i fitofarmaci, considerati più sicuri e meno invasivi, come indicato dalle linee guida europee e americane. Questa evoluzione nella terapia farmacologica va di pari passo con l’innovazione nelle tecniche chirurgiche, sempre più integrate con la robotica.

Durante il convegno “Patologie Prostatiche, stato dell’arte: Terapia Medica e Chirurgia Mini-Invasiva”, tenutosi il 14 settembre presso idipharma, sono state discusse queste tematiche dagli urologi intervenuti. Il professore Stefano Pecoraro, direttore operativo di Urop, ha evidenziato l’importanza della medicina complementare, sottolineando come “l’utilizzo di sostanze bioattive di origine vegetale”, presenti in nutraceutici e fitofarmaci, stia rivoluzionando il trattamento dell’IPB. La serenoa repens, introdotta negli anni ’90, ha mostrato efficacia documentata in diversi studi clinici. Allo stesso modo, l’estratto di polline di fiore, riconosciuto dalle linee guida europee come fitocomposto di prima scelta, è utilizzato per le sue proprietà anti-infiammatorie. Anche nella disfunzione erettile, i fitocomposti associati alle terapie tradizionali possono ridurre i dosaggi dei farmaci e gli effetti collaterali.

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Il disagio sessuale legato alle patologie prostatiche è gestito con terapie sempre più personalizzate e non invasive. Rosario Leonardi, direttore del reparto di Urologia della Casa di Cura Musumeci GECAS e responsabile scientifico del convegno, ha spiegato che la necessità di terapie su misura risponde alla “focalizzazione sui singoli casi senza trascurare i risultati funzionali”. Inoltre, ha sottolineato l’importanza di un dialogo aperto con il paziente sulle possibili conseguenze delle diverse metodiche terapeutiche.

Nel campo chirurgico, la tecnologia robotica rappresenta una rivoluzione. Giuseppe Mario Ludovico, professore associato di Urologia presso l’Università LUM di Casamassima e direttore di Urologia dell’Ospedale Miulli, ha dichiarato: “Con il robot Da Vinci, abbiamo ottenuto una visione tridimensionale reale e una libertà di movimento che simula quella della mano umana”. Questo approccio permette di eseguire interventi complessi in sicurezza, preservando nel 98% dei casi la continenza urinaria e nell’80% dei casi la potenza sessuale, a un anno dall’intervento.

Il convegno si è svolto in un formato originale, suddiviso in tre sessioni durante le quali i relatori hanno illustrato le diverse tecniche e terapie in una sorta di “ring”, presentando risultati, complicanze e tempi di ricovero. L’audience ha partecipato attivamente, votando per le tecniche e i relatori più convincenti.

© Riproduzione riservata.

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