Violenza sessuale e maltrattamenti: assolto 46enne di Naso
La Corte d’Appello di Messina ha completamente ribaltato la sentenza di condanna a 7 anni e 6 mesi di reclusione inflitta in primo grado a un uomo di 46 anni di Naso. Il procedimento penale era stato avviato d’ufficio in seguito alla segnalazione della Direzione Sanitaria del Presidio Ospedaliero di Patti riguardo al parto di una giovane donna affetta da grave disturbo cognitivo e ritardo mentale.
La vicenda, avvenuta a Naso nel gennaio 2015, aveva destato molte polemiche nel centro nebroideo, poiché presentava diversi aspetti oscuri e ambigui riguardo alla gravidanza della donna, che aveva addirittura partorito in casa in circostanze precarie, richiedendo successivamente un ricovero d’urgenza nel reparto di rianimazione del nosocomio di Patti a causa delle complicazioni del parto.
Le indagini si erano immediatamente concentrate su G.I., che all’epoca conviveva con la ragazza e la madre di quest’ultima, ed era stato sospettato di aver costretto la donna a subire atti di violenza a sfondo sessuale, approfittando del suo stato di minorità psichica. Tuttavia, G.I. non era stato sottoposto a nessuna misura cautelare.
Dopo un lungo e complesso processo, il Collegio Penale del Tribunale di Patti aveva condannato in primo grado l’imputato per i reati di maltrattamenti e violenza sessuale, infliggendogli una pena di 7 anni e 6 mesi di reclusione, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’interdizione legale per tutta la durata della pena, oltre al risarcimento dei danni alla parte civile.
In seguito all’appello presentato da G.I. con l’avvocato Daniele Letizia, sottolineando l’incapacità della persona offesa a testimoniare e le contraddizioni nei motivi della sentenza, la Corte d’Appello di Messina, lo scorso 10 maggio, ha riformato integralmente la sentenza, assolvendo l’imputato dal reato di maltrattamenti con la formula più ampia in quanto il fatto non sussiste. Allo stesso tempo, ha dichiarato l’improcedibilità del reato di violenza sessuale poiché non vi è più alcuna connessione con il primo reato e la querela è necessaria per procedere su tale accusa.
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